L'anno appena iniziato dovrebbe essere l'anno della ripresa e della rinascita, ma con il 2020 si dovrà continuare a fare i conti. Quello che si è concluso si è attestato come uno degli anni più difficili in assoluto per l'economia italiana. Lo sa bene Alberto Frau, direttore regionale di Coldiretti Marche e della provinciale di Ancona, trasferito da Viterbo nelle Marche proprio nei primi giorni di marzo, poco prima dello scoppio della pandemia. "Sono arrivato ad Ancona – spiega - qualche giorno prima del lockdown, cosa che mi ha costretto a studiare nel profondo la regione e i suoi meccanismi in un lasso di tempo brevissimo per riuscire a mettere in campo tutte le azioni necessarie per tutelare i nostri soci e i nostri dipendenti. Lo ammetto: ho dovuto fare scelte coraggiose ma non mi sono tirato indietro, cosciente della grande forza e capillarità che Coldiretti ha sul territorio, che mi ha fatto da guida”.
Come vi siete mossi?
Anzitutto non abbiamo mai chiuso gli uffici, lasciando sempre presidi attivi e rimanendo costantemente a disposizione dei soci per tutte le necessità che dovevano essere portate avanti nell'immediato, nonché nei periodi che si sono susseguiti. A tale proposito abbiamo elasticizzato la struttura in presenza e in smart working a seconda delle esigenze. Ci siamo programmati di settimana in settimana. Ma il lavoro più grande è stato da una parte quello di leggere e tradurre in pratica le varie misure governative che interessavano le imprese agricole che spesso non erano chiare, dall'altra quella di intervenire pesantemente a livello governativo e regionale per far attivare ristori alle aziende maggiormente colpite in modo mirato, veloce ed utile. Il tutto si è tradotto in quasi 10 milioni di euro che abbiamo fatto arrivare nelle tasche dei nostri soci marchigiani, un successo con la S maiuscola. Poi c'è stato un lavoro incredibile sulle consegne a domicilio dei prodotti di Campagna Amica, arrivate a quasi 3mila a settimana. L’idea è nata proprio ad Ancona, cosa di cui andiamo molto fieri. Straordinaria anche l’attività di solidarietà, avviata a livello nazionale e regionale, che ha permesso di portare cibo di alta qualità anche ai più bisognosi e ai terremotati della nostra regione.
Cosa si aspetta dal 2021?
Molto dipenderà dai tempi di erogazione dei vaccini, ma credo che l'anno iniziato ricalcherà un po' quello passato, anche se siamo tutti molto più preparati ad affrontare le emergenze. L'altalena dei colori e delle classificazioni regionali non aiuterà sicuramente alcuni settori, come quello vitivinicolo per esempio, che ha maggiormente pagato la chiusura del canale Ho.Re.Ca. insieme ad altri. Dobbiamo reinventarci perché parte dei cambiamenti che abbiamo messo in atto per salvaguardare le economie aziendali diventerà senza dubbio strutturale. Mi riferisco alle vendite a domicilio, alle vendite online e similari. È arrivato il momento di staccarci ancora di più da un'agricoltura statica e passare a un livello ancora più smart, come già i nostri soci Coldiretti stanno facendo.
Come hanno reagito le Marche a questa pandemia?
Le aziende agricole marchigiane, trainate da un interesse divenuto ormai esponenziale dei consumatori per i prodotti a km zero, sono state encomiabili sotto tutti i punti di vista e hanno cambiato pelle per andare in contro ai consumatori. Sono stati veri e propri "Eroi del cibo". Hanno garantito gli approvvigionamenti alimentari a tutto il Paese. Ho guidato una squadra fantastica sotto tutti i punti di vista e ne sono onorato. Anche il nuovo forte interesse per le aree più isolate e interne, immerse nella natura e salubri, ha giocato un ruolo fondamentale per una regione come le Marche, ricca di paesaggi perfetti per trascorrere momenti di relax in sicurezza in questo periodo: un altro aspetto che non dobbiamo trascurare, poiché sarà sempre più un punto di forza.
Se dovesse fare un bilancio dell'azione di Coldiretti?
Il bilancio per Coldiretti Marche è stato molto positivo. Si è vista la vera forza di rappresentanza, la vera forza sociale, la vera e unica forza del Paese. Se non ci fosse stata Coldiretti stavolta l'agricoltura avrebbe pagato un prezzo altissimo. In parte sarebbe scomparsa. Sono orgoglioso di lavorare in Coldiretti dopo quello che ho visto fare quest'anno. Anche Coldiretti Marche ha letteralmente dettato l'agenda degli interventi a sostegno del settore e modulato le attività pubbliche in base alle esigenze degli agricoltori in modo preciso e puntale. Siamo stati tenaci e meticolosi giorno dopo giorno. Non ci è veramente sfuggito nulla.
Nuovi propositi?
Credo che si debbano come prima cosa affiancare i ristori, sicuramente necessari, ad azioni di programmazione futura che creino le basi per la ripartenza di tutti i settori perché viviamo di lavoro e non di sussidi. Credo anche sia arrivato veramente il momento di investire ancora di più per lanciare il settore nel prossimo ventennio. Pensare solo all'oggi ucciderebbe qualsiasi comparto. Ci sono le filiere da fortificare e ne vanno create di nuove, come stiamo facendo da tempo, in modo da garantire un reddito sicuro per i nostri agricoltori. E c'è tutta la nuova politica comunitaria che andrà scaricata a terra in modo intelligente e non a caso.
Come vede le Marche nella ripresa?
Molto bene. I marchigiani hanno il giusto carattere per andare avanti a testa bassa e a me piace molto questo atteggiamento. Sono grandi lavoratori e persone con grande inventiva. Dovremo migliorare e rafforzare al massimo il coordinamento con i vari settori della politica alla quale chiediamo progetti precisi di crescita. Adesso o mai più.
Un'ultima battuta?
Noi siamo pronti ad affiancare i nostri soci e non abbiamo paura di niente. Maria Letizia Gardoni è una grande presidente e abbiamo una dirigenza competente e preparata. Dobbiamo guardare oltre. È arrivato il momento.